Chiese bizantine nel Salento

Chiesa di Santa Maria della Croce a Casarano; Affresco di Santa Barbara

Introduzione

Le chiese bizantine nel Salento sono una delle testimonianze più importanti della lunga dominazione che vi fu sull'area del Salento da parte dell'Impero bizantino. La presenza di Bisanzio in questo territorio fu stabile sino alla comparsa dei Normanni nell'XI secolo. Sia prima che dopo tale data, l'arte bizantina si è espressa nel Salento in più forme ma in particolar modo all'interno di chiese e cripte le quali (soprattutto le seconde) possono ancora essere visitate nei territori delle province di Brindisi, Taranto e Lecce. Esse furono anche il frutto dell'attività di monaci basiliani assai presenti nei territori della Puglia e della Calabria, regioni più volte contese fra l'Impero Bizantino e Goti, Longobardi, Normanni, Saraceni.

Di seguito vi è un elenco, da completare, delle chiese e delle cripte o ipogei presenti nel Salento che gli storici hanno attribuito all'arte o all'architettura bizantina. Sono soprattutto le cripte o gli ipogei ad essere sopravvissuti sino a noi. Le chiese sono state nei secoli, modificate o radicalmente sostituite, nella loro versione architettonica originale, da edifici e soluzioni con stili successivi. Uno dei pochi genuini esempi di architettura bizantina sopravvissuti nel Salento è la Chiesa di San Pietro di Otranto, a pianta quadrata e a croce greca iscritta, vicina ad altri esempi extra-regionali come la Cattolica a Stilo o la Chiesa degli Ottimati a Reggio Calabria.

Bisogna inoltre ricordare che la diffusione dell'arte e architettura è stata per secoli contemporanea alle testimonianze dell'architettura romanica diffusasi in Puglia soprattutto a partire dall'arrivo dei Normanni nel 1000 d.c. in Italia meridionale. Questo aspetto spiega come in molte chiese romaniche della Puglia siano presenti affreschi tipici dell'arte bizantina. Occorre a questo proposito ricordare come in molte chiese del Salento, perlomeno fino al 1500, era usuale la pratica del rito religioso greco-ortodosso in sostituzione o in convivenza con quello latino-cattolico.

I territori dell'Impero Bizantino dal 395 al 1473 d.C.
I territori dell'Impero Bizantino dal 395 al 1473 d.C.

Inoltre, dalla fine del Cinquecento, molte testimonianze dell'arte bizantina (ma anche di quella romanica) furono distrutte per far posto alla costruzione di edifici religiosi di stile barocco nel nuovo spirito religioso della Controriforma. Questo aspetto spiega ancora come mai le testimonianze rimaste sino ad oggi dell'arte bizantina nel Salento si ritrovano soprattutto in cripte e ipogei. In altri casi, come ad esempio per le chiese rupestri in provincia di Taranto, si è cercato di spiegarne l'altissima frequenza con l'altissima instabilità del territorio conteso fra Arabi, Bizantini, Normanni “che spinsero gli abitanti a preferire l'insediamento rupestre, difficile da scoprire nel contesto naturale” (Lavermiccola, 2012)

Lista delle chiese bizantine nel Salento

Tempietto di Seppannibale a Fasano
Abbazia di San Mauro a Sannicola

Abbazia di San Niceta a Melendugno in Provincia di Lecce

Chiesa di Santa Maria d'Aurio a Surbo in Provincia di Lecce

Bibliografia

  • A. Chionna, Insediamenti rupestri nel territorio di Fasano, Fasano di Puglia, 1970
  • F. dell'Aquila, Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata
  • C. D. Fonseca et alii, Gli insediamenti rupestri medievali nel Basso Salento, Galatina, 1979
  • N. Lavermicocca, Puglia Bizantina, Storia e cultura di una regione mediterranea (876-1071), Capone Editore, 2012

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Sito informativo della provincia di Brindisi, su brindisiweb.it.
  • Itinerari culturali del medioevo pugliese, su Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, 10 marzo 2008. URL consultato il 15 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  • Una visita virtuale della Cripta bizantina di Carpignano [collegamento interrotto], su 3dlab.caspur.it.
  • Sito informativo sull'habitat rupestre in Puglia e Basilicata, su habitatrupestrepuglia.it. URL consultato il 7 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2012).
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